Profili professionali - ottobre/ novembre 2008

 

24/10/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino


Finalmente l’Aran è tornata a riunirsi per discutere con la FNSI ed i Sindacati per l’applicazione della Legge 150. Si potrebbe arrivare ad una definizione già prima di Natale.

L’Aran ha scritto al Ministro della Funzione Pubblica per chiedere se deve procedere alle trattative sulla base della Circolare “Frattini” oppure sulla base di nuove direttive.

Credo che a questo punto tutte le nostre speranze per una rapida soluzione vadano concentrate su Stefano Rolando che è il consulente del Ministro per la Legge 150/00.

scarica il documento: Uffici Stampa pubblici incontro con ARAN (file PDF 35 KB)



28/10/2008 Dott.ssa Manuela Priolo Responsabile Ufficio Comunicazione Provincia di Rimini


Novità sul profilo del "Comunicatore Pubblico" previsto dalla stessa legge con requisiti professionali specifici?

Grazie.




28/10/2008 Caggiano Silvana

Novità anche per i responsabili urp?



 

29/10/2008 Giuseppina Carnovale Responsabile U.R.P. Direzione Territoriale dell’Economia e delle Finanze

Visto che si parla della legge 150/2000 l’appello a Stefano Rolando ,vale anche per i responsabili U.R.P.?
Grazie a chi cortesemente risponderà.



29/10/2008
Dott.ssa Manuela Priolo Responsabile Ufficio Comunicazione Provincia di Rimini

L’appello dovrebbe valere per i profili professionali previsti dalla legge.





31/10/2008 Giuseppe Cattaneo  Associazione Comunicazione Pubblica

Mi permetto di esprimere un cortese ma netto dissenso da queste proposte. Perdonate la franchezza.
 
Perché dobbiamo cercare “Santi in Paradiso”, scorciatoie, per ottenere ciò che una legge dello Stato stabilisce?.
Credo che questi metodi, che richiamano molto quelli della italica abitudine di affidarsi alle “raccomandazioni”, non contribuiscano a legittimare la nostra professionalità.
 
La strada scelta da anni dalla Associazione Comunicazione Pubblica e anche dalla Federazione Nazionale della Stampa, di insistere con Governo (chiunque fosse il ministro di riferimento in carica), Aran e Organizzazioni Sindacali perché dessero piena attuazione alla legge 150 è, a mio parere, la strada corretta.
 
I rapporti faticosamente costruiti ma ormai consolidati con Cgil-Cisl-Uil ci hanno quantomeno permesso di ottenere da questi  interlocutori, alla luce del sole e con documenti ufficiali, il riconoscimento della legittimità, necessità e valore della nostra richiesta di riconoscimento dei profili professionali previsti dalla legge 150, con relativo impegno a tradurre tutto ciò in atto negoziale di contrattazione con Aran.
 
So benissimo che risultati concreti sino ad oggi non si sono ancora visti. Ma resta il fatto che a tutt’oggi la contrattazione sulla definizione dei profili è demandata ad Aran e alle OO.SS., le uniche parti legittimate a contrattare.
 
E non mi pare neppure giusto nè corretto chiedere a Stefano Rolando di svolgere un ruolo che non può svolgere.
 
Io la vedo in questo modo. Probabilmente penso “all’antica”. Disponibile a confrontarmi con la lista e riconoscere che sono in errore.
 
p.s.
Ho comunque cercato sul sito del Dipartimento della Funzione Pubblica traccia di questo incarico di consulenza a Stefano Rolando. Ancora non appare(almeno io non sono riuscito a risalire a questa informazione) nonostante i reiterati e giusti richiami del Ministro a tutte le Amministrazioni pubbliche affinché pubblicassero i dati aggiornati delle consulenze affidate.



31/10/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino



Dissentire è più che lecito, travisare ciò viene detto un pò meno. Non si cercano "Santi in Paradiso" perchè si presume che abbiano cose  più serie da fare però, se l’Aran chiede al Ministro se tenere buone o  no la direttiva Frattini è leggitimo o no che, essendo Stefano Rolando  il consulente dello steso Ministro per l’applicazione della Legge 150,  si speri in una sensibilità maggiore rispetto quanti l’hanno preceduto  quantomeno nella celerità della risposta? Quindi cerchiamo di capire l’essenza di ciò che viene detto senza voler  sempre essere quelli che hanno qualcosa da insegnare agli altri. Il sito dell Fnsi e altri siti riportano la notizia della nomina di  Rolando, io, che non ho niente da insegnare a nessuno, mi limito a  prenderla per buona. Di seguito allego la notizia.

*BRUNETTA NOMINA IL CONSULENTE PER LA LEGGE 150/2000*

*ORA FNSI-CGIL-CISL-UIL ATTENDONO LA CONVOCAZIONE ALL’ARAN*

Il ministro per la Pubblica amministrazione e per l’Innovazione, Renato
Brunetta, ha nominato Stefano Rolando, docente di Teoria e Tecniche
della Comunicazione Pubblica allo Iulm di Milano, consulente per
l’applicazione della legge 150/2000. Lo ha comunicato il 30 settembre a
Roma il segretario generale aggiunto della Fnsi, Giovanni Rossi,
augurandosi che questa nomina possa imprimere un’ulteriore accelerazione
alla definizione dei profili professionali dei giornalisti pubblici.
Dopo la svolta estiva dell’1 agosto, quando Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl
hanno siglato il protocollo d’intesa con la Fnsi che fissa i principi e
le modalità di composizione della delegazione unitaria per la
negoziazione contrattuale nel pubblico impiego, l’estenuante trattativa
per la piena applicazione della legge 150/2000, ha registrato così
un’altra scossa positiva. “Dopo otto anni dall’approvazione della legge
150, anni caratterizzati da manifestazioni ed iniziative del Sindacato
dei giornalisti (compresa un’azione legale vinta davanti al giudice del
lavoro di Roma) – ha riassunto i fatti il segretario generale aggiunto –
si crea una base certa per l’avvio di una trattativa attesa da tanti
colleghi che lavorano nella pubblica amministrazione”. Nel testo del
protocollo, scaricabile all’indirizzo
http://www.sigim.it/aprinews.aspx?id_news=188, otto punti disegnano la
cornice entro la quale si definiscono questioni fondamentali: il ruolo
di capo ufficio stampa e di addetto stampa; l’autonomia di area nel
coordinamento con gli altri uffici; l’autonoma articolazione dell’orario
di lavoro; le specifiche funzioni dei giornalisti pubblici e
l’impossibilità di un loro impiego in funzioni non attinenti al loro
ruolo. Una prima conquista che ora va tradotta al tavolo negoziale che
l’Aran è chiamata a convocare. Nella trattativa con l’Aran, che vedrà la
Fnsi ricompresa all’interno della delegazione confederale, andranno
valutate anche specifiche norme transitorie nelle quali attenuare le
molte differenze (ad esempio: titoli di studio, categoria di ingresso,
profili previdenziali) che ancora oggi separano le norme di legge del
giornalismo dalle regole generali del pubblico impiego.



3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso

Ancora una volta è il caso di ribadire con forza che la Legge 150 NON è solo una norma dalla quale ricavare più o meno legittime aspettative di regolarizzazione contrattuale dei “giornalisti” impegnati negli Uffici Stampa della PA. Quello è UNO degli aspetti e forse nemmeno il più rilevante.
Vogliamo ricordare che Responsabili degli Uffici Stampa delle PA sono oggi anche coloro che, in base alla norma di prima applicazione, lo sono diventati a seguito di appositi Corsi di Formazione a prescindere dal requisito dell’iscrizione all’Albo dei giornalisti? Vogliamo ricordare che la Legge ha determinato il riconoscimento, sempre con la norma di prima applicazione, di nuove Professionalità chiamate a gestire la Comunicazione istituzionale attraverso gli Urp? Vogliamo ricordare che la Legge rinviava alla contrattazione collettiva l’individuazione dei nuovi Profili professionali :
·         Dei Responsabili degli Uffici Stampa anche NON giornalisti,
·         Dei Responsabili degli Urp in quanto Comunicatori pubblici
·         Degli addetti all’uno o all’altro Ufficio
 
Di questo si sta parlando: che una categoria, quella dei Giornalisti impiegati negli Uffici Stampa pubblici, riesca ad ottenere quanto spetta loro in tema contrattuale è cosa buona e giusta. Ma NON si parli di attuazione della legge 150. Se il Ministro ha scelto questo consulente per “la piena applicazione” della norma, tale consulenza dovrà andare ben oltre la questione portata avanti dal Sindacato giornalisti.  E bel oltre dovranno andare le scelte Ministeriali. Si tratta, quindi, di capire se il Ministro intende qualificare la Comunicazione pubblica, riconoscerle un ruolo strategico nella PA, affidarle concretamente il ruolo di interfaccia qualificata  tra PA e cittadini, riconoscere, conseguentemente, le professionalità interne chiamate a tale ruolo: tutte, sia quelle chiamate all’informazione (Uffici Stampa) che quelle chiamate a gestire la Comunicazione istituzionale (Urp). Sia quelle in possesso dei requisiti per l’accesso, SIA quelle derivanti dalla norma di prima applicazione, con pari dignità, perché così intendeva la Legge. Questo vorrebbe dire dare applicazione piena alla Legge 150. La speranza è che se rendano - finalmente - conto il Ministro, il suo consulente ed anche le OO.SS. quando trattano sui contratti del Pubblico Impiego, con circa 8 anni di colpevole ritardo.

 


 

3/11/2008 Giuseppe Cattaneo  Associazione Comunicazione Pubblica

Grazie Marisa, hai chiarito il mio “travisamento”. Credo che nel confronto di questi anni con Governo, Aran e Organizzazioni sindacali, l’Associazione Comunicazione Pubblica (pur con successi inferiori alle aspettative) abbia proprio cercato di chiedere la piena applicazione della legge 150, sia con riferimento alle strutture da creare in tutte le strutture della P.A. che alla definizione per via contrattuale di tutti i profili, sia quelli previsti dall’articolo 8 che dall’articolo 9 della legge.


 

 


 


3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso

In particolare per Stefano Benini o per chi avesse i medesimi dubbi, riporto la norma : DPR 422/2001 - Regolamento titoli professionali..... (previsto dall’art. 5 Legge 150/2000)

Art. 6.
Norma di prima applicazione

1. In fase di prima applicazione del presente regolamento, le
amministrazioni possono confermare l’attribuzione delle funzioni di
comunicazione di cui all’articolo 2 e di informazione di cui ai commi
1 e 2 dell’articolo 3 al personale dei ruoli organici che gia’
svolgono tali funzioni. La conferma puo’ essere effettuata anche se
il predetto personale e’ sfornito dei titoli specifici previsti per
l’accesso, e, relativamente all’esercizio delle funzioni di
informazione, in mancanza del requisito professionale della
iscrizione all’albo nazionale dei giornalisti.

L’art. 6 prosegue, nei successivi commi, a trattare l’aspetto dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp). Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.

  


 
3/11/2008 Stefano Benini Servizi di comunicazione comune di  Desenzano del Garda (BS)

L’art. 6 prosegue, nei successivi commi, a trattare l’aspetto
>dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da
>confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp).
>Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.

Credo che io e la collega Marisa stiamo dicendo la stessa cosa.

L’art. 6 del ben noto regolamento applicativo prevedeva che per la conferma
delle funzioni al personale già in servizio si tenessero entro 24 mesi appositi
corsi di formazione. Tale termine fu poi prorogato ed ora è definitivamente
scaduto.
Ad oggi perciò negli uffici stampa della P.A. non dovrebbero più esserci
dipendenti non iscritti all’ordine dei giornalisti.
Se ci sono è un abuso da segnalare all’ordine stesso nonchè all’Inpgi che è
assai solerte a svolgere ispezioni.
 

 


 
3/11/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino


L’informazione è corretta. Va però aggiunto che l’Ordine dei Giornalisti, nel 2002, ha dato la possibilità di iscrizione a chi lavorava negli Uffici Stampa al momento in cui è entrata in vigore la legge 150, per cui, in via del tutto teorica, oggi non ci dovrebbero e non ci potrebbero essere addetti non iscritti all’ODG.

Vi allego la delibera dell’Ordine

 


 3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso


Finalmente si comincia a fare chiarezza: l’Ordine del Veneto NON ha ammesso all’iscrizione coloro che avevano seguito i relativi Corsi, entro il termine previsto, nonostante gli attestati di frequenza e di superamento della prova finale, il tutto presso Istituto accreditato. Richiesta RESPINTA. Non so se tutti gli altri Ordini Regionali abbiano invece adottato quanto deliberava l’Ordine Nazionale. Sapete bene che la competenza è Regionale. Ecco che noi del Veneto, quindi, siamo Responsabili dell’Ufficio Stampa NON iscritti all’ordine. Dobbiamo essere penalizzati? L’aver fatto tutto a norma di legge non ci garantisce?

Si farà chiarezza fino in fondo ora? Gradirei magari sapere a chi inoltrare istanza.

A parte questo (che, ripeto, riguarda gli Uffici Stampa) rimane fermo il richiamo al riconoscimento della Professionalità nel contratto di lavoro per i Comunicatori Pubblici (leggi Urp)
 


 3/11/2008 Irene Zaino Ufficio stampa Provincia di Padova

Un po’ strano però... io al corso dell’Odg Veneto per regolarizzare i  dipendenti c’ero (era al Bentisk, il centro formativo della Provincia di  Padova) e chi aveva i requisiti è stato iscritto. Io per esempio non li avevo in quanto non ero dipendente pubblica alla data  che veniva richiesta e infatti non sono stata iscritta. Li ho ottenuti in  due anni scrivendo per un quotidiano, come prevede l’Ordine e mi sono  regolarizzata così. Lavoro a tutt’oggi in un ufficio stampa del Veneto. Se è stata respinta la richiesta, forse come nel mio caso non c’erano tutti i  requisiti...
 


 3/11/2008 Marisa Bratovich Responsabile dell’ Ufficio Relazioni con il Pubblico Stampa e Comunicazione Camera di Commercio di Treviso

Gentile Irene, hai usato la "parola chiave" parlando di Corsi organizzati dall’Ordine (se ho capito bene). So che andavano bene anche quelli organizzati dall’Associazione di Comunicazione Pubblica Regionale. Invece io ed il mio Dirigente, ad esempio abbiamo frequentato i Corsi organizzati dalla Scuola di Pubblica Amministrazione, accreditata a tutti gli effetti (indicata anche dal Formez), ma evidentemente Non riconosciuta dall’Ordine.
Chiedo scusa se alla fine si è andati a parlare di casi specifici, ma è partito tutto dalla interpretazione della norma. Per me l’argomento personale è chiuso ringraziando per l’attenzione. Ciò che mi preme è invece il discorso iniziale a carattere generale.

 


 3/11/2008 Dott.ssa Nadia Bertin DC Politiche del Lavoro e dell’Occupazione Responsabile Ufficio  Comunicazione e Monitoraggio Prodotti Editoriali  Comune di Milano

Quanto rileva la collega Marisa evidenzia la necessità di sistemare le anomalie e rendere coerenti i comportamenti delle varie amministrazioni e delle varie sedi degli Ordini Professionali.
Il problema secondo me va affrontato nel suo complesso: i sindacati non possono firmare separatamente accordi per i giornalisti, mantenendo tutti i privilegi che ora godono (economici, autonomia organizzativa e nei tempi di lavoro) e poi lasciare i rimasugli per i comunicatori che magari in alcune, forse molte realtà, fanno lo stesso lavoro dei giornalisti e sono pagati un terzo del loro stipendio e si devono adattare anche ad altri compiti della comunicazione(campagne di comunicazione, customer ecc.). In quanto a loro viene richiesta maggiore flessibilità per usare un eufemismo .
Se l’incarico è stato dato per l’applicazione della Legge 150/2000 l’accordo andrà firmato quando si raggiugneranno e condivideranno i trattamenti e i riconoscimenti per tutte le figure professionali previste dalla Legge e li si applicherà rispettando tutte le normative che impongono alle PPAA di ricorrere prima alle professionalità interne e poi ad incarichi esterni, compresi anche quelli degli addetti stampa dei vari assessori o degli altri amministratori. (art7 Dlgs 165/2001, art.46 D.L. 112/2008 L. 133/2008.
Questo deve essere chiaro sia per i confederali che per la FNSI.
Ai sindacati e all’esperto nominato dal ministro, Prof. Rolando si deve richiedere di procedere ad una seria ricognizione interna sullo stato degli attuali riconoscimenti professionali e dei titoli posseduti dagli incaricati di ruolo e di consulenza fino ad ora concessi sia sul versante delle professioni della comunicazione e informazione politica, sia su quello dei comunicatori impegnati nella comunicazione istituzionale.
Incomincerebbero ad evidenzairsi le varie anomalie, come quelle del comune dove lavoro, già denunciate anche dalla Corte dei Conti.
Giornalisti che non hanno la laurea e fanno in realtà i fotografi, altri che si stanno laureando e guadagnando compensi da capogiro, comunicatori che pur facendo lo stesso lavoro dei giornalisti devono mantenere le qualifiche professionali di tipo amministrativo mentre in realtà sono iscritti agli albi professionali dei giornalisti, pubblicisti e/o professionisti... e così via.
Anche la FNSI deve guardarsi al prorpio interno e cercare di rappresentare tutta la categoria: ci sono giornalisti che lavorano nelle PPAA a tempo indeterminato e di ruolo che, pur facendo attività di comunicazione pubblica ed istituzionale hanno qualifiche amministrative, prendono stipendi da fame e lavorano accanto a loro colleghi che, a partià di lavoro hanno trattamenti economici e normativi ben differenti......
Questo incarico al Prof. Rolando, persona esperta del settore e conoscitore da molto tempo delle contraddizioni della comunicazione pubblica ed istituzionale, mi auguro che serva a mettere sul tavolo tutte le anomalie e ad affrontare la questione in modo integrato e il più realistico possibile come si rende ora necessario.
 


 3/11/2008 Walter Cavanna URP comune di Vittoria (RG)

Mi permetto di dire la mia in merito…

Il mio pensiero nasce da precedenti convinzioni che mi sono state confermate durante il Comlab di Bologna.

Ho assistito a numerose conferenze in cui si è discusso di comunicazione pubblica, istituzionale e di comunicatori. Tralasciando delle penose figure nelle quali si è impantanato il segretario generale di un sindacato nazionale che ha dichiarato di aver sentito parlare della 150/2000 solo in quella occasione (L) quello che ho recepito, purtroppo, è questo: noi comunicatori dell’urp, pur con 1000 lauree e master e quant’altro di utile per lo scibile umano, siamo considerati dalla casta dei giornalisti figli di un Dio minore…

Nessuno si scandalizzi o si indigni ma è così.

Siamo comunicatori di terzo o quarto livello.

Per cui se non si abbatte questa barriera mentale potranno esserci 1000 tavoli di trattativa e 1000 buone o pessime leggi ma il risultato resterà lo stesso: divisi nella comunicazione.

Credo che sia indispensabile sedersi attorno ad un tavolo tenendo presente che la comunicazione pubblica e istituzionale hanno come “bersaglio” il cittadino che deve essere correttamente e imparzialmente informato affinchè possa avere una partecipazione attiva e fattiva nella res publica.

Tutto il resto sono chiacchiere.

Scusate la mia solita franchezza.
 


 3/11/2008 dr. Maria Esposito sociologo dirigente urp distretto sanitario 50  asl napoli 1

In riferimento alle riflessioni della d.ssa Bettin, mi pare che siano  maturi i tempi per una una identificazione, anzi una "tipizzazione"  dei contenuti del lavoro di comunicatore pubblico, perchè solo sul  fronte dei contenuti e degli obiettivi comunicativi che il comunicatore  pubblico persegue, ai sensi della L. 150, è possibile omologare un  profilo professionale e ottenere riconoscimento ed accordi  contrattuali coerenti. Attività editoriali sono ormai attività  parallele e/o integrate di molti servizi di comunicazione, come ad  esempio un ufficio urp. Credo che per ciò che riguarda le posizioni  ed ai titoli per ciascuna amministrazione, dove la confusione è  grande, non potrà non essere in qualche modo valutata l’esperienza. In  ogni caso, per i comunicatori pubblici e istituzionali dipendenti  non è più accettabile la perdurante assenza di attenzione contrattuale.
 


 4/11/2008 Marcello Ciamaglia Capo Ufficio Stampa P.O. Informazione, Immagine, Stampa,Marketing Territoriale Provincia di Pesaro e Urbino

Gli Enti Locali non possono, ovviamente con la eccezione delle Regioni, applicare il contratto giornalistico, chi l’ha fatto vedi Enti locali Sicilia è dovuto ritornare indietro. I contratti giornalistici sono stati applicati solo nei casi di contratto a termine di tipo professionale.  Il contratto di lavoro attuale pone il giornalista in D3 (ex 8° livello) non indica invece il Capo Ufficio Stampa che secondo la Legge 150 e secondo la  Direttiva Frattini va collocato nella Dirigenza. Su questi due profili siamo purtroppo in pieno marasma nel senso che si vedono i casi più disparati. Non vi è differenza tra Pubblicista e professionista (credo che in merito
puoi trovare una sentenza del 1968 Corte Costituzionale).
 

 


 4/11/2008 Stefano Benini Servizi di comunicazione comune di  Desenzano del Garda (BS)

Concordo, tuttavia l’inquadramento in D3 o Dirigenziale è difficilmente esigibile nel quadro attuale e senza l’adozione da parte dell’ente di profili professionali. La differenza tra Addetto e Capo dell’ufficio stampa è poi piuttosto labile, soprattutto quando si tratta di un unico soggetto.

 


 4/11/2008 Massimo Cornacchiari Responsabile  L’altr’ufficio Servizio Comunicazione - Ufficio Relazioni con il Pubblico Comune di Bagnolo Mella (BS)

E noi? Quanto ci abbiamo messo di nostro a fare in modo che la disapplicazione della Legge 150 fosse così diffusa? In nome del servizio e  dell’utenza e forti della nostra etica del lavoro quante volte abbiamo  accettato che il nostro ruolo non venisse riconosciuto? Che le nostre figure  fossero bypassate dagli "amici" di sindaci o assessori vari o da persone con
le tessere giuste in tasca? Che l’inquadramento, e le lotte per ottenerlo,  fosse solo lo sfondo di un quadro "tutto da definire", che lasciava la  speranza, sempre poi delusa? Non siamo stati "zitti e buoni" un pò troppo  tempo?
Io nel mio ente sto conducendo una "battaglia" perchè la persona che  l’Amministrazione vorrebbe pormi quale superiore non ha NESSUNO dei  requisiti previsti dalla 150. E non lo faccio per motivi economici, ma  perchè dal basso devono partire le istanze per smuovere la situazione. Certo  non possiamo poi venire abbandonati, soprattutto da chi tutela la  "categoria". Ve lo immaginate cosa succederebbe se un Comune (o altro ente)  affidasse la responsabilità del settore tecnico ad una persona del proprio  organico priva dei titoli logicamente necessari: (geometra, architetto,  ingegnere). Io non penso che i rispettivi ordini se ne starebbero zitti. E  così dovrebbe succedere anche per i comunicatori pubblici, anche se il  settore è "nuovo" ed in fase "di costruzione". Ma il primo passo dipende comunque da noi. Quanti di noi sono pronti ad
accettare un confronto con la propria amministrazione, che può essere duro e  difficilmente prevedibile a priori, con tutto ciò che ne consegue? Io ci sto  provando ma a volte ho una sgradevole sensazione di "solitudine" che, se non  mi fa certo demordere vista l’importanza dell’obiettivo, lascia quantomeno  un pò sconsolati.
Mi scuso per lo sfogo, ma forse bisognerebbe iniziare a condividere anche
queste esperienze per costruire insieme le nostre prospettive
 


 4/11/2008 Marina Alini Servizio Sussidiarietà e Trasparenza comune di Brescia

Io la battaglia l’ho fatta, ma ho dovuto fare causa al Comune di Brescia per avere l’incarico di responsabile del servizio comunicazione che era stato affidato a persona priva dei titoli previsti dalla legge 150. Mi è andata bene, il giudice del lavoro mi ha dato ragione ed il Comune di Brescia è stato costretto a conferirmi l’incarico. Ora l’amministrazione è cambiata dal servizio comunicazione sono passata al servizio sussidiarietà e trasparenza e comunque mi occupo ancora di Urp.
Sostenere la causa è stato molto difficile, a livello personale, ma non ho avuto alternative, prima di rivolgermi all’avvocato ho tentato tutte le strade: Assessore al Personale, capo del Personale, Sindaco, Vice Sindaco, Difensore Civico, Direttore Generale. Ci vuole molta forza e costanza per andare avanti anche perché gli esiti per le cause di lavoro di questa natura non sono scontati. E’ andata bene sono stata fortunata. Dalla mai esperienza posso solo dire si, è giusto, andare avanti, far valere le proprie ragioni c’è una legge cerchiamo di farla rispettare.

 


 5/11/2008 Patrizia Vecce

Professionalità previste dalla Legge 150/2000

Sono d’accordo con i colleghi della lista, della necessità di sistemare con il Sindacato trattante le molte anomalie che si sono create in questi anni e rendere omogenei i comportamenti delle varie amministrazioni e degli Ordini Professionali.
Nella Pubblica Amministrazione si dovrebbero esaminare più attentamente i monitoraggi annuali previsti dalla Legge per meglio delineare  le diverse mansioni da recepite nei vari contratti nazionali. (Ministeri, Enti Locali, Agenzie fiscali ecc...)
Forse a noi comunicatori pubblici manca un Albo nazionale riconosciuto.
Perchè non proporlo?
Vi potrebbero far parte tutti coloro che con ordine di servizio svolgono mansioni di comunicazioni dal 2001 e che hanno frequentato il corso obbligatorio, con esame finale, previsto dal Regolamento.
Sono d’accordo sul fatto che non si possono firmare separatamente gli accordi dei giornalisti e dei comunicatori.
L’accordo dovrebbe essere firmato per entrambi se l’incarico è stato attribuito per l’applicazione della Legge 150/2000 e
quando si condivideranno i trattamenti e i riconoscimenti per tutte le figure professionali previste dalla Legge.
Questo deve essere chiaro sia per i confederali che per la FNSI.
Ai sindacati e all’esperto nominato dal Ministro, Prof. Rolando, si deve chiedere di procedere ad una seria ricognizione interna sullo stato degli attuali riconoscimenti professionali e dei titoli posseduti dagli incaricati di ruolo e di consulenza fino ad ora concessi sia sul versante
delle professioni della comunicazione e informazione politica, sia su quello dei comunicatori impegnati nella comunicazione istituzionale.
Il Prof. Rolando, persona che da anni segue il settore e conoscitore da molto tempo delle contraddizioni della comunicazione pubblica ed istituzionale,  dovrà mettere sul tavolo tutte le anomalie e ad affrontare la questione in modo integrato e il più realistico possibile come si rende ormai necessario.

L’art. 6 tratta l’aspetto dell’obbligatorietà dei percorsi formativi del personale in servizio da confermare nelle funzioni di INFORMAZIONE (uff. Stampa) e COMUNICAZIONE (Urp).
Gli artt.7 e 8 dettano disciplina degli stessi interventi formativi.
 
L’art. 6 del regolamento applicativo prevedeva che per la conferma delle funzioni al personale già in servizio si tenessero entro 24 mesi appositi corsi di formazione.

Tale termine fu poi prorogato ed  è definitivamente scaduto da cinque anni.
Molti impiegati da allora sono in attesa di un giusto riconoscimento.
 


25/11/2008 SalvatoreTonti  Arpa Piemonte - Agenzia regionale protezione ambiente SC06 - Dipartimento provinciale di Torino

Avete già letto questa notizia?

DA: Comunicatori e Comunicazione Newsletter - n° 33
_________________________________________________________________________________________________
‘Comunicazione Pubblica' scrive ai Sindacati

Al termine di COMLab - Stati Generali della Comunicazione Pubblica in Italia e in Europa, svoltisi ad ottobre a Bologna, l'Associazione "Comunicazione Pubblica" ha inviato una lettera  ai comparti Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil, per confermare e quindi proseguire un processo di confronto che porti a definire in tempi brevi un'intesa relativa al profilo dei comunicatori pubblici, in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 150.

Il confronto, positivamente avviato dal 2003 dall'Associazione con le Organizzazioni Sindacali confederali e, in particolare, con quelle delle Autonomie Locali, ha consentito di condividere negli anni obiettivi e risultati. Questa intesa è stata segnata da più documenti comuni sottoscritti (raccolti nel sito dell'Associazione 
http://www.compubblica.it/index.html?sezione=6&pagweb=legge150.html, da impegni ribaditi ai comunicatori pubblici in varie occasioni pubbliche e dai rappresentanti sindacali che hanno partecipato agli "Stati Generali" di Bologna.

http://www.compubblica.it/binary_files/news/Lettera_Sindacati_postComlab_39355.pdf

__________________________________________________________________________________________________


25/11/2008 Giuseppe Cattaneo  Associazione Comunicazione Pubblica


Grazie a Tonti per aver rilanciato questa informazione.

E’ una strada tortuosa, me ne rendo conto, e pure povera di risultati concreti, ma non ne vedo altre di praticabili.

E’ un rapporto, quello con i Sindacati e con le altre organizzazioni che si muovono per il riconoscimento delle professioni, che va mantenuto e rilanciato ad ogni occasione.

Le prospettive attuali per un rinnovo dignitoso dei contratti, anche per la parte normativa, non sono buone ma non vedo scorciatoie.

Sul numero precedente della news letter di “Comunicatori e comunicazione” (n. 32) c’era anche una notizia dal titolo “Informazioni e chiacchiere” che ribadiva che nessun consulente sulla legge 150 risulta aver ricevuto tale incarico dal ministro Brunetta. Verrebbero quindi smentite alcune notizie riportate anche in lista e riprese da alcuni siti.

Se le cose stanno così, a maggior ragione dobbiamo contare esclusivamente sulle nostre forze e su quanto, anche individualmente, possiamo incidere nei confronti dei rappresentanti sindacali,. anche a livello locale.

I rapporti sin qui costruiti dalla Associazione Comunicazione Pubblica con le OO.SS. non hanno ancora portato ad ottenere i profili all’interno dei contratti. E’ proprio cosi!

Solo impegni sottoscritti e più volte ribaditi in convegni a cui erano presenti i rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil; solo pochi euro riconosciuti in uno dei contratti pubblici (Autonomie locali) e solo quella clausola di rinvio contenuta nell’ultimo contratto economico (2006-2007) firmato per le Autonomie locali con impegno a sistemare anche i nostri profili (ma non solo il nostro, non siamo i soli ad attendere da anni una definizione contrattuale di nuovi profili).

In otto anni un po’ poco. Qualcuno pensa a una nuova legge. Molte amministrazioni non aprono o addirittura chiudono gli Urp. Tutti sostengono che la comunicazione e l’informazione pubblica sono sostanza e sale della democrazia. Intanto anche i fondi per queste attività vengono tagliati. Ci sono tutti gli elementi per disperare. Pure il miracolo a questo punto pare improbabile. Che fare?

Non ho certezze ma solo speranze, con alcune poche convinzioni. Ve le “comunico”:

La comunicazione pubblica è necessaria, prima e a prescindere dalla legge 150. E’ un diritto del cittadino. E’ attività fondamentale in uno Stato di diritto e quindi è fondamentale per la nostra democrazia. Merita quindi tutto l’impegno e l’abnegazione di chi lavora in questo settore, spesso avendo scarse considerazioni e molti ostacoli da superare. E’ un’attività che regala ai concittadini e a noi stessi (che siamo a nostra volta cittadini) garanzie democratiche, diritti esigibili.E’ capace di modificare e migliorare l’immagine stessa della Pubblica Amministrazione. Per questo credo che, chi ha ancora la fortuna di fare questo lavoro, debba anzitutto avere consapevolezza di svolgere un ruolo importante e debba pure sentirsene orgoglioso.

E’ proprio a partire da questa consapevolezza che discende l’ostinazione che alimenta la mia pretesa: una legge che ha raccolto questi valori fondamentali per la democrazia di un paese deve essere applicata, per garantire strutture, risorse e professionalità al servizio, anzitutto, di diritti dei cittadini. E poiché si tratta di garantire diritti fondamentali, è fondamentale pretendere che chi opera per garantirli sia preparato e formato adeguatamente, con un profilo professionale che preveda ed esiga queste caratteristiche e che venga anche premiato per queste capacità e formazione continua.

Ed è fondamentalmente per questo che al Governo, ai suoi ministri, ai loro consulenti e alle Organizzazioni sindacali continuiamo a ribadire, individualmente e /o come Associazione Comunicazione Pubblica, che la legge 150 va applicata.

Ma nel frattempo,nel lavoro di tutti i giorni, continuiamo a garantire, al meglio delle nostre possibilità e capacità e senza scivolare nella depressione, questi diritti fondamentali.

Anche questa lista, a volte, può aiutarci a superare momenti difficili.


25/11/2008 Marisa Angelini

Gentili colleghi della lista,
vi segnalo questo link nel quale potrete trovare notizie circa l'applicazione della 150 agli uffici stampa pubblici.
"Seminario sulla contrattazione negli Uffici stampa della Pubblicaamministrazione " - Associazione Stampa Umbra-
 
 
vi invio la sintesi al link:   


 


Ultimo aggiornamento: 27/11/08